HomeNewsletterPiccoli mezzi elettrici: ridotte dimensioni, grande impegno…

Piccoli mezzi elettrici: ridotte dimensioni, grande impegno…

di Francesca Mevilli*

I recenti provvedimenti governativi non hanno fatto altro che aumentare la concentrazione di questa tipologia di mezzi sia in ambito privato, sia in ambito professionale: un segmento di mercato particolarmente interessante è quello dei cosiddetti veicoli commerciali leggeri.

Per questi ultimi, in particolare, si è assistito da un lato alla “semplice” conversione di mezzi a propulsione termica in elettrici (l’esempio dell’Ape è forse quello iconograficamente più rappresentativo), secondo una strada ormai ben consolidata che consente di valorizzare soluzioni già ben presenti sul mercato ampliandone semplicemente la gamma di motorizzazioni, dall’altra la progettazione e creazione di mezzi totalmente nuovi, una sfida tecnologica e commerciale di tutto rispetto, che ha il vantaggio di potersi avvalere appieno dei vantaggi della propulsione elettrica senza sottostare a vincoli preesistenti. Il range di utilizzo di questo tipo di veicoli è ampio: si va dalle consegne di corrispondenza, alla distribuzione delle merci nei centri storici, alla raccolta rifiuti.

Piccoli mezzi, i vantaggi

Ponendoci dal punto di vista del semplice cittadino, questa tipologia di mezzi sembra offrire numerosi vantaggi:

  • Praticità anche in spazi ristretti, in quanto le ridotte dimensioni del mezzo consentono il raggiungimento di zone dove non vi è sufficiente margine di movimento per un mezzo di medie e grandi dimensioni (pensiamo ad esempio ad un territorio come la Liguria, dove le strade sono strette e, spesso, impervie).

Se questo non è un vantaggio proprio della trazione elettrica, ne rappresenta comunque la caratterizzazione nell’immaginario collettivo, come testimonia lo spot pubblicitario di un noto sito di vendite on line che proprio in un veicolo elettrico ha voluto condensare l’immagine “green” del gruppo.

  • Assenza quasi totale di rumore; aspetto molto caro alla popolazione o, ad ogni caso, forte diminuzione dell’inquinamento acustico. Si tratta di un aspetto rilevante soprattutto nei centri storici e nelle località turistiche, nelle quali i pochi veicoli ammessi alla circolazione nelle ZTL rischiano altrimenti di risultare fonte di disturbo.

Per chi gestisce i servizi la questione e decisamente più complessa, perché l’acquisto di questi mezzi comporta tutta una serie di aspetti tecnici, gestionali e manutentivi che chi non ha competenze di fleet management difficilmente può cogliere.

Piccoli mezzi, tanti viaggi

Laddove le dimensioni di un veicolo non rappresentano una variabile libera di sistema, ma un preciso vincolo tecnologico, la capacità di trasporto rappresenta un costo: un mezzo di potenza e dimensioni ridotte ha, per forza di cose, una minore capacità di trasporto.

Questo implica un aumento degli spostamenti, quindi più turnazioni di personale, maggiori consumi o necessità di aumentare il numero di mezzi all’interno della flotta, con conseguente aumento dei costi di gestione.

Non è un caso che le numerose “piattaforme logistiche” progettate all’inizio degli anni Duemila sull’onda di un decreto che agevolava l’acquisto di veicoli elettrici non abbiano riscontrato lo sperato successo, proprio per la difficoltà di conseguire un equilibrio economico da parte degli operatori interessati.

Ho acquistato il mezzo… e adesso?

Come spesso è stato ribadito, quando si sceglie l’elettrico non si acquista un mezzo: si acquista un sistema.

E per la corretta gestione di questo sistema occorre mettere in conto tutti i vari aspetti:

  • Piano dettagliato di fleet management con riferimento agli aspetti di ricarica (colonnine stradali, infrastrutture dedicate, missioni assegnate ai veicoli, logiche di definizione dei “giri”)
  • Formazione del personale di manutenzione, sia interno, nel caso di organizzazioni grandi, sia delle officine cui si fa riferimento: non è un’opzione, ma un preciso obbligo di legge derivante dall’applicazione della norma CEI 11-27, che comporta, fra gli altri passaggi, la valutazione del rischio elettrico nei veicoli durante le fasi di consegna e riconsegna.
  • Definizione di procedure aziendali per la gestione e manutenzione dei veicoli e delle eventuali istruzioni operative
  • Definizione di un processo di sviluppo ed evoluzione delle competenze del personale coinvolto, per l’eventuale attribuzione da parte del datore di lavoro delle qualifiche PAV/PES per operare sugli impianti elettrici e addestramento all’energ saving nella guida (eco drive)
  • Adeguamento delle eventuali infrastrutture di ricovero dei mezzi, con aggiornamento del DVR in funzione dell’introduzione del rischio elettrico e adeguamento del Certificato Prevenzione Incendi (CPI).

Conclusioni

Come in tutti gli aspetti, tra ciò che si può percepire esternamente e ciò che e poi la realtà dei fatti c’e sempre un’enorme differenza. I decisori pubblici, spesso driver delle scelte, devono avere consapevolezza della complessità del fenomeno tecnico dietro alle stesse, per non penalizzare investimenti finalizzati al bene comune. La logica deve essere sempre, necessariamente, quella dell’equilibrio economico, valutando la sostenibilità degli extra costi sostenuti dai contribuenti. Viceversa, le ricadute in termine di immagine rischiano di essere anche molto negative.

Sul fronte dell’iniziativa privata i risparmi in termini di costi energetici possono essere significativi, purchè le politiche di energy saving siano affrontate fin dalla fase di scelta della flotta, possibilmente con l’ausilio di esperti di settore terzi rispetto ai produttori di veicoli.

Pur con questi vincoli, il mercato dei veicoli commerciali leggeri elettrici è in crescita, e il costante aumento nel numero dei produttori è un segno concreto di un altrettanto crescente domanda, attenta alle prestazioni, ai consumi, ai costi, ma anche all’attenzione rispetto all’ambiente.

*Marketing manager presso LIBRA Technologies & Services

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