I robot per il cleaning sono ormai una realtà non solo nella produzione: tutti i grandi costruttori di lavasciuga, spazzatrici e anche piccoli aspiratori ne hanno almeno uno in gamma, o addirittura intere linee. Ora siamo passati alla fase successiva, quella della valutazione da parte delle imprese di servizi della concreta possibilità di utilizzo di questa nuova generazione di macchine.
Ne parliamo da tempo, e ora siamo arrivati al dunque. La robotizzazione delle macchine per il cleaning è una realtà, nella costruzione e con i primi utilizzi. Cosa intendiamo dire? Facciamo un passo indietro: per ciò che concerne i produttori ormai il trend, lo sappiamo bene, è ben presente da svariati anni, come dimostrano tutti i riconoscimenti all’innovazione delle principali fiere internazionali del settore.
Nella concreta realtà di impiego
Sfogliando l’album dei ricordi, correva il 2016 quando fece notizia la vittoria a Interclean del robot Cleanfix Ra 660 Navi, distribuito in Italia da Ica System, senza dubbio uno dei pionieri della nuova generazione di macchine automatizzate per il cleaning. E oggi, a quasi sei anni di distanza (ma sembra un secolo…) la tendenza si è imposta non soltanto sul versante produttori, ma anche nella concreta realtà dell’utilizzo delle imprese. Nel frattempo hanno fatto il loro ingresso in scena i “cobot”, parola che deriva dall’incrocio dei due termini “collaborative” e “robot”: soluzioni autonome basate sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale che, agendo in collaborazione con un operatore per ottimizzare la pulizia di ambienti caratterizzati da superfici importanti.
Alle “soglie” dell’utilizzo
Intanto l’automazione pura continuava il suo cammino trionfale: lavasciuga, spazzatrici, fino ai piccoli aspiratori: sono moltissime ormai le tipologie di macchine che beneficiano dell’automazione. Tutti i produttori di macchine per la pulizia professionale hanno ormai in catalogo robot, o linee di robot, dedicati a diversi ambienti da pulire. Ma la notizia, dicevamo, è che siamo ormai alla fase dell’utilizzo, con progetti che vedono fianco a fianco i produttori e le grandi imprese di pulizia/ multiservizi/ servizi integrati nello sviluppo di soluzioni efficaci, efficienti e innovative.
La partnership fra imprese, costruttori e ricerca
Un esempio su tutti? La partnership fra Rcm e Coopservice, in cui è stata la stessa impresa ad agire in collaborazione con lo storico costruttore emiliano di “cleaning machines” per meglio definire esigenze concrete e dunque caratteristiche della macchina. Non dimentichiamo Rekeep (ex Manutencoop) con Flobot, nome attribuito ad un progetto internazionale per la realizzazione di una nuova generazione di lavasciuga professionale robotizzata con relativa stazione di ricarica. Rekeep, in questo caso, era partner di aziende produttrici -tra cui Fimap-, università e centri di ricerca. O ancora, il progetto di collaborazione fra Warrant Hub – Tinexta Group, Dussmann Service e la startup Automate che ha dato vita lo scorso novembre a Nexbot, il primo Cobot destinato all’esecuzione di servizi automatizzati di cleaning professionale. Che dire poi della lavasciuga a guida automatica Tennant T7 AMR, “sbarcata” in Italia la scorsa estate grazie alla collaborazione tra l’impresa pugliese La Lucente e il rivenditore torinese ISC per la pulizia di un’area industriale ad alta tecnologia? E si potrebbero fare numerosi altri esempi che hanno come protagoniste imprese ormai avviate nell’impiego di queste soluzioni innovative, e che anzi hanno fatto da apripista per il loro impiego.
I contesti di impiego
Dove? Sono svariati i contesti in cui questi robot trovano impiego: pensiamo ad esempio alla logistica, all’ industria, ai magazzini di stoccaggio, alle aree comuni dei centri commerciali. I robot lavorano benissimo dove vi sono ampi spazi e percorsi ben definiti: dagli aeroporti alle stazioni, dai grandi negozi ai capannoni, dagli ampi showroom ai grandi spazi “geometricamente organizzati” delle aree fieristiche. In un padiglione vuoto, per esempio, possono tranquillamente operare macchine automatizzate, tantopiù che adesso si parla sempre più spesso di robot in grado di mappare autonomamente gli ambienti di lavoro e apprendere i percorsi ottimali, senza più le necessità di una preventiva programmazione via computer. Tutto questo in un contesto che vedrà sempre più infittirsi le relazioni uomo-macchina: non, dunque, in un’ottica di sostituzione, ma piuttosto di evoluzione di mansioni.