Primo webinar di formazione proposto da AFIDAMP per orientare le scelte dei produttori del professional cleaning nell’universo delle plastiche riciclate.
Si è tenuto ieri, 31 gennaio, il primo appuntamento con il seminario “Packaging in plastica riciclata: necessità o opportunità per il settore del professional cleaning?”, appuntamento organizzato dal Gruppo Chimici di AFIDAMP per approfondire tutte le tematiche legate all’utilizzo di contenitori in plastica riciclata. Condotto e moderato da Michele Pagani, di MC2 srl, l’evento ha avuto un carattere prevalentemente informativo e formativo. La seconda sessione, in programma il 28 febbraio, si focalizzerà sugli aspetti del mercato sia del PCR (riciclato post consumo) che della plastica vergine.
Matteo Marino, coordinatore del GdL Chimici di AFIDAMP, ha introdotto i temi principali e gli obiettivi posti dal gruppo di lavoro, sottolineando la necessità per il comparto di ricevere indicazioni chiare su aspetti basilari dell’argomento “plastica riciclata”, come l’importanza che gli imballi siano disponibili sul mercato in quantità tale da soddisfare in modo omogeneo la richiesta dei produttori, sulle caratteristiche fisiche di questo tipo di imballi, sui costi di approvvigionamento (sia granulo, sia la sua elaborazione industriale), sulle certificazioni e sulle possibilità di utilizzo.
Come sappiamo i nuovi CAM e l’applicazione del GPP negli appalti pubblici hanno rappresentato un volano rivolto ai produttori del comparto cleaning professionale per incrementare l’utilizzo di plastica riciclata, stabilendo un nuovo perimetro normativo che vede nell’utilizzo di materiali riciclati anche una logica premiante per i produttori nell’aggiudicazione delle gare. Si parte quindi da una necessità di cambiamento, per rispondere alla richiesta della Pubblica Amministrazione, che può però trasformarsi in un’opportunità. I nuovi CAM sui servizi di pulizia, pubblicati lo scorso anno, sono uno stimolo a fare di più e cogliere l’occasione per un salto di qualità di tutto il comparto.
Le condizioni di base perché si possa parlare di opportunità sono diverse, a partire dalla definizione di linee guida largamente condivise per quanto riguarda l’aumento del contenuto della plastica riciclata all’interno del packaging, per passare alla veicolazione dei prodotti chimici concentrati al fine di ridurre il consumo di plastica. È poi necessario procedere alla creazione di un sistema di filiera (produttore di granuli, soffiatori, aziende chimiche) per poter competere sul mercato, soprattutto a fronte delle mosse dei big players globali del B2C che potrebbero seriamente mettere a rischio l’offerta di materia prima da destinarsi al settore del Professional Cleaning.
L’argomento è stato esplorato nel corso del seminario con Attilio Cattapan di Attix srl, Fabio Lavazza, Plant Manager di Breplast Spa – Montello Group e Simona Faccioli, direttore di ReMade in Italy, oltre all’intervento dello stesso Michele Pagani sui CAM. Cattapan ha fornito una interessante panoramica sulla filiera sottolineando che del 65% della plastica che viene raccolta in Italia, solo il 54% viene riciclata. In base alla metodologia utilizzata per riciclare la plastica vengono prodotti determinati tipi di flaconi, idonei alla conservazione delle differenti tipologie di prodotti chimici. Tra i requisiti più importanti da valutare riferiti ai flaconi in plastica riciclata vi è quello della loro idoneità al contenimento di prodotti chimici che possono anche essere pericolosi: tema approfondito da Fabio Lavazza, che ha messo in evidenza le diverse tipologie di contenitori derivati dal riciclo e i loro potenziali utilizzi, evidenziando come le nuove tecnologie permettano oggi di realizzare contenitori efficaci e di valore.
Un valore che, però, deve essere comunicato in maniera adeguata, perché le imprese che intraprendono questo percorso hanno diritto di vedere garantito e qualificato il proprio lavoro. A questo scopo è nata nel 2014 la certificazione ReMade in Italy, frutto del lavoro dell’omonima associazione costituita nel 2009 da CONAI e da altri enti pubblici, per definire la certificazione ambientale di prodotto, accreditata, per la verifica del contenuto di riciclato e sottoprodotti in un materiale o prodotto, di qualsiasi natura e composizione (anche multimateriale). Come ha spiegato Simona Faccioli, la certificazione costituisce di fatto uno strumento efficace di tracciabilità e di misurazione delle performance ambientali del prodotto stesso. Ovviamente il piano di tracciabilità è molto rigoroso e richiede il rispetto di diversi requisiti, in grado però di fornire un vero e proprio valore aggiunto ai prodotti.
Il seminario, trasmesso da AFIDAMP attraverso i propri canali social, è disponibile sul canale YouTube dell’associazione.
Fonte: comunicato stampa