Si è aperta, il 21 novembre scorso, con una tavola rotonda su ‘Innovazione, Lavoro e capitale umano” la prima giornata di LiFE 2019, l’evento promosso dal gruppo di associazioni raccolte in CONFINDUSTRIA SERVIZI HYGIENE,CLEANING & FACILITY SERVICES, LABOUR SAFETY SOLUTIONS, organismo presieduto da Lorenzo Mattioli che rappresenta oltre 500 imprese del comparto dei Servizi con un fatturato di oltre 2,7 miliardi di euro.
Al confronto coordinato dal direttore del Sole24Ore Fabio Tamburini hanno partecipato, oltre a Mattioli, l’economista Jean Paul Fitoussi, il direttore area Lavoro, welfare e capitale umano in Confindustria Pierangelo Albini, e Davide Casaleggio, presidente di Casaleggio Associati, che ha esposto alla platea i risultati del suo studio ‘La fine del Lavoro come lo conosciamo’.
“Le nostre imprese – ha detto Lorenzo Mattioli – sono molto attente ai cambiamenti in atto. Nel comparto dei Servizi assistiamo ad un aumento della produttività, ma siamo molto preoccupati perché i provvedimenti del governo sembrano di segno opposto alla produttività. I processi di internalizzazione, ad esempio quello dei servizi di pulizia nelle scuole, sta paradossalmente togliendo il lavoro a chi ce l’ha”.
Nella seconda giornata di Life 2019 è stata presentata una ricerca del Cresme che prende in considerazione le imprese del Facility management, cleaning, igiene e sicurezza: “Si tratta di un mercato – spiega il Cresme – composto da 53500 imprese che conta 532mila addetti ed un fatturato di 21,2 miliardi. Tutti in salita gli indici su numero imprese, addetti e fatturato nel periodo considerato (ovvero tra il 2013 ed il 2017). Il numero di imprese è cresciuto del 3%, il personale del 5% ed i fatturati dell’11%”.
Ha commentato il presidente della federazione confindustriale dei Servizi, Lorenzo Mattioli: “I dati del centro studi dimostrano come il nostro comparto sia tra i più importanti in Italia e per questo ha bisogno di regole specifiche e tutele che salvaguardino imprese e lavoratori. Dalla due giorni di Venezia abbiamo rilanciato la proposta di una ‘Industria dei servizi’ per il Paese che si fonda su questi pilastri: una legge quadro che possa essere da riferimento per chi opera nel mercato, una pari dignità rispetto al comparto dei lavori pubblici nella elaborazione del Codice Appalti, un ripensamento sulle attività di internalizzazioni che si profila all’orizzonte, a partire dalla dannosa decisione assumere oltre 11mila bidelli nelle scuole, con costi sociali elevatissimi dovuti al licenziamento delle oltre 16mila unità lavorative impiegate, con contratto a tempo indeterminato, negli appalti affidati alle imprese.