(tratto da “GSA” n.5, Maggio 2010)
L’ambasciatore Afed AfidampFab Giulio Guizzi non ha dubbi: “Adesso il cleaning viaggia nel futuro. Trend tutto verde per Issa Interclean 2010”.
Di ritorno dall’avventura a Issa-Interclean 2010 come Ambasciatore Afed AfidampFab (“non ho avuto nemmeno il tempo di disfare le valigie”, confessa sorridendo), Giulio Guizzi è più convinto che mai di una cosa: è sul verde che bisogna scommettere e investire, perché è proprio sul verde che si gioca il futuro, e non solo quello del cleaning. Guizzi è soddisfatto di essere andato ad Amsterdam, per la prima volta, in un ruolo davvero super partes, ossia come semplice osservatore inviato (con tanto di nomina ufficiale e di spese coperte) da Afidamp per tastare il polso al mercato della pulizia industriale nel mondo. “Per questo desidero ringraziare presidente e consiglio, che mi hanno incaricato come ambasciatore della missione che comprendeva, oltre al sottoscritto, il segretario Stefania Verrienti, l’ad Afidamp Servizi Toni D’Andrea, Lorenzo Di Vita, Noemi Boggero, Maria Elisa Latella, Tania Noto e Camilla Binetti. L’Afidamp può contare su un gruppo affiatato e ormai a tutti gli effetti internazionalizzato”.
Com’è andata?
“Chi mi conosce sa che ho il difetto di enfatizzare… in ogni caso, è stata un’edizione davvero eccezionale, in “spirito e materia”.
Un’opinione un po’ criptica, ermetica. Cominciamo dallo spirito… cosa intende?
“Mi spiego. Ho potuto verificare con un po’ di sorpresa come, nei momenti difficili, emergano nel nostro settore lo spirito associativo e quello “di sopravvivenza”. Non mi riferisco solo alla nostra associazione nazionale, ma anche alle altre organizzazioni presenti, da cui provenivano i 660 espositori, con merci in mostra sul più grande ring internazionale. E a questo proposito avrei da fare un’osservazione…”.
Non ci tenga sulle spine.
Ecco… a dire il vero noi italiani, sparpagliati nell’area Afidamp e nei vari padiglioni, abbiamo mostrato ancora di credere al miraggio della posizione centrale Europa Hall. Ma nello svolgimento della fiera si è capito che quello che conta è il contenuto dello stand e il modo di presentarlo, più che la sua ubicazione. Ciò avrà qualche effetto sulle future edizioni”.
Torniamo allo spirito…
“Spirito associativo, dicevo. Ecco, non ho mai visto i dirigenti Issa, a partire dal loro presidente David Holtzman, così attenti e disponibili nei suggerimenti, e così in cerca di nuove idee: in pratica, nel proliferare delle fiere internazionali, mostrano di voler costruire un sistema planetario centrato su Amsterdam. Con una novità: la città olandese, che fino a poco tempo fa era vista dagli Usa come un punto d’arrivo per sbarcare in Europa, oggi rappresenta una testa di ponte che prelude a una lunga campata diretta nell’Estremo Oriente. Un cambiamento non da poco, che nessuno fino a pochi anni fa avrebbe sospettato”.
Onore al merito anche per gli organizzatori RAI, non crede?
“Volevo arrivarci. Sono loro che hanno offerto all’Issa questa solidissima base fieristica internazionale, il Rai Center, che incomincia ad accoglierti quando sbarchi all’aeroporto, con tulipani e caramelle offerti da efficienti hostess. Nei modernissimi padiglioni costruiti secondo i dettami del “green building” si alternano almeno un centinaio di fiere ed eventi all’anno, anche esposizioni d’arte. Il CEO è Hans Bakkar, che affida la gestione della più grande kermesse del cleaning mondiale a Rob Den Hertog, senior product manager per Issa/Interclean (www.issainterclean.com), che ha ormai acquisito non solo competenza, ma conoscenza di personaggi e problemi di questo mondo in lotta con lo sporco. Dalla multinazionale all’artigiano c’è una perpetua rincorsa alla migliore posizione di stand sul percorso espositivo, tanto che si sono differenziate aree speciali “a tema” e vengono misurati gli accessi a ciascun settore con appositi badge. Anche se io continuo a pensare che non sia la localizzazione, ma il contenuto innovativo dello stand a fare la differenza…”.
C’è qualcosa che l’ha colpita in particolare?
“Sì, ad esempio la presenza del nuovo general manager Issa europeo Keith Baker che, con la collaborazione del sempre bravo Mark Armitage, ha organizzato dei seminari molto interessanti. Sono stati affrontati tutti i problemi, da quelli di “vision” a quelli più tecnici. I relatori, qualificatissimi, rappresentavano le più grandi aziende europee. Tra gli italiani (molto pochi, per la verità) si è distinto Stefano Grosso, che ha presentato il Manuale del noleggio AfidampCom, e che nelle varie panel discussions ha portato avanti il concetto del green cleaning. Posso dire, con una punta di presunzione, che è un mio allievo di seconda generazione?”.
Gli italiani ai seminari latitano, quindi…
“Guardi, se si escludono le figure internazionali, gli italiani erano pochissimi. Non trovo corretto, però, giudicarli da ciò, perché nelle ore di fiera, poche e convulse, gli imprenditori non possono assolutamente abbandonare uno stand pagato a peso d’oro. Da fabbricante, io stesso mi consideravo un po’ “prigioniero della bottega”. Per questo amavo le esposizioni Issa USA, dove i seminari si fanno il giorno prima della fiera oppure la mattina prestissimo. Poi però mi chiedo: se a Pulire facessimo così, quanti sarebbero disposti ad affrontare la levataccia, magari dopo aver fatto le ore piccole con tanto di abbondanti libagioni notturne?”.
E tra gli stranieri ha notato qualcuno per cultura della pulizia?
“In un seminario, ultimo a parlare tra i colossi seduti al tavolo dei relatori, c’è un signore che non conosco. E’ Bob Robinson, presidente della Kaivac Inc. Fabbrica in Usa un carrello multiuso per la pulizia delle toilettes che include naturalmente mop, dust mop, tergivetro e così via. Un’attrezzatura piuttosto modesta, direi. Ebbene, costui interviene nel dibattito presentando una statistica di controllo del livello di pulizia nei bagni, eseguito con strumentazione elettronica, che mette in crisi, per completezza e precisione, nientemeno che Steven Spivak, professore emerito dell’università del Maryland. Al termine della sessione lo chiamo in disparte e gli chiedo da dove proviene tutto quel suo bagaglio scientifico e culturale, direi sorprendente in un fabbricante di attrezzature. Mi dice che a cambiargli la vita è stato un medico, tale dottor Michael A.Berry, autore del libro “Cleaning for Health”, che lui ha voluto come consulente in azienda e di cui segue meticolosamente tutti i consigli scientifici. Risultato: si è creato in Usa, mercato non certo fra i più facili, una nicchia ed un marketing esclusivo improntati alla cultura igienico-scientifica. E poi si dice che la cultura non crea valore…”.
Questo è lo “spirito”… e la materia?
“Quella è rappresentata dai prodotti. I due aspetti, cioè l’innovazione conoscitiva e la produzione di oggetti elaborati in quest’ottica, vanno fianco a fianco. E’ uno dei criteri che mi stanno guidando nella stesura della mia “Sporca storia del pulito”, che mi accingo a completare. Ad Amsterdam ho visto moltissimi prodotti interessanti e, sia ben chiaro, non si trattava certo dell’Innovation Award”.
Una velata polemica?
“Beh, nel caso della macchina per le pareti delle scale mobili un po’ sì. La ritengo una buona idea di nicchia, ma niente più. Potevano almeno completare l’opera con uno spruzzatore per il corrimano, dato che la statistica insegna che è proprio quello il punto di contatto più pericoloso… in questo modo si sarebbe meglio sfruttato il potere dell’acqua pura. In generale, però, si sta facendo strada il convincimento che questi premi dovrebbero essere assegnati da giurie di tecnici, e prescindere da suggestioni localistiche. Ma tant’è…”.
Ci parli, allora, di questi oggetti verdi…
“Tanti, tantissimi. Alcuni solo nei componenti, altri anche nello spirito che ne ha informato la concezione. Un ruolo principe, naturalmente, era rivestito dall’acqua pura. Fra l’altro, ironia della sorte, la parolina “eco” è anche l’acronimo di “electricrally converted water”. Ho qui con me una montagna di cataloghi che devo studiare attentamente e che ancora non ho potuto aprire. Tra le cose che più mi hanno colpito devo ricordare una ditta olandese di dischi abrasivi, la R&T, produttrice di materiali non tessuti che “goes green”, va verso il verde, sotto il marchio “mean green”. Infatti utilizza fibre sintetiche riciclate post-industrial e post-consumer tratte da bottigliette di acqua e bibite. Il materiale legante di dischi e spugnette abrasive è una resina in base acquosa in proporzione del 50% che minimizza l’impatto dei prodotti chimici sull’ambiente. Ma questa è solo una goccia nell’oceano. Si figuri che ho perfino saputo che un fabbricante italiano di spazzatrici sta studiando una macchina che, vicino alla spazzola rotante, porta una batteria di lampade ultraviolette con funzione disinfettante. Verde vuol dire salubrità e igiene, e il mercato premia e premierà sempre di più le aziende impegnate su questo fronte. Ho saputo che in Spagna l’unica industria a non subire gli effetti della crisi è stata quella dei prodotti detergenti e disinfettanti, soprattutto per la grande paura diffusa dall’allarme influenza. Ma ormai l’attenzione all’ambiente è entrata a pieno titolo nell’attenzione dell’opinione pubblica”.
C’è dell’altro?
“Sì, il filone dell’acqua pura ha riservato moltissime (e gradevolissime) sorprese. Già da un paio di anni, in Italia, la IPC Pulex ha avviato la costruzione di macchine che producono acqua pura per filtraggio chimico e sono destinate alla pulizia delle vetrate. Ho potuto personalmente collaudare una di queste macchine filtranti con Loris Giustetto, pulendo insieme le sponde del ponte di Calatrava a Venezia. Attualmente so che IPC sta studiando un modello commerciale con prolunghe per raggiungere i 3-4 metri in altezza.
Sul versante delle macchine lavapavimenti, è la Tennant l’azienda di riferimento: i modelli adottano l’acqua pura, ma questa volta ottenuta elettricamente attraverso ionizzatore. Fra i grandi vantaggi, bisogna ricordare anche quello dello smaltimento dell’acqua nella rete fognaria. Ma d’altra parte un po’ tutte le grandi aziende si stanno orientando sul versante dell’acqua pura e, in generale, delle soluzioni ecocompatibili. Curiosità: la Tennant ha sede a Minneapolis vicino alle sedi 3M, IBM, una volta Advance. La cosa non mi sorprende: si tratta di società che hanno sempre investito molto nella ricerca e ora ne raccolgono i frutti.
A chi va il suo personalissimo premio verde?
“Mi ha molto sorpreso vedere una biondina di nome Karin con in mano una pistola ad acqua. Fin qui, tutto normale, no? Senonché quella pistola rappresenta una novità assoluta, perché dotata del sistema Activeion Ionator, che rende quell’acqua un potente mezzo di pulizia. E così l’acqua pura sbarcherà nelle nostre case, rivoluzionando il nostro modo di concepire l’igiene. Potremo mantenere pulite moltissime superfici (vetri, acciai inox, eccetera) senza nessun prodotto chimico. Lo Ionator di Activeion, mi è stato detto, è già in vendita in America in versione famiglia, mentre quella che ho portato con me, dopo aver vinto non poche resistenze, è la versione commerciale…”.
Può mostrarcela?
“Nemmeno per sogno! La metterò sul tavolo il giorno 24 giugno alla Tavola Rotonda Afidamp, proprio sul tema “Ecocleaning”. Fino ad allora dovrete accontentarvi del depliant…”.
D’accordo, ma come reagisce l’industria chimica tradizionale?
“Molto bene, direi, perché sa che i miracoli non si fanno neppure con l’acqua pura. La pulizia professionale non è quella domestica e richiede prodotti mirati per lo sporco ancorato, resistente, pericoloso. Gli ambienti più a rischio richiedono disinfettanti a larghissimo spettro che agiscono in velocità e profondità, richiedono rapidità di esercizio e di intervento. L’industria chimica più evoluta, fra l’altro, sta sviluppando formulati sempre più ecocompatibili sotto il profilo ambientale, e si stanno facendo sempre più strada certificazioni come il Reach e l’Ecolabel, oltre a prodotti rispettosi dell’ambiente. Direi che siamo già entrati nel futuro”.
Simone Finotti