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Tassa licenziamento, ci risiamo

Se per caso qualcuno se ne fosse dimenticato, entro la fine dell’anno dovrà suo malgrado risvegliarsi dall’oblio. Se prima non si correrà ai ripari, infatti, il 31 dicembre 2016 scadrà la proroga dell’esenzione dal “ticket licenziamento” per i casi di cambio d’appalto, faticosamente ottenuta in extremis dopo che già con l’anno scorso era terminato il biennio di deroga 2013-2015 inizialmente previsto dalla legge Fornero 92/2012 istitutiva dell’Aspi (oggi Naspi).

La storia è ormai (tristemente) nota: introdotto durante il governo Monti con l’obiettivo di tutelare i lavoratori che perdono l’impiego, il cosiddetto “ticket licenziamento” è un contributo da versare all’Inps nei casi di interruzione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Si tratta di una forma di finanziamento, a carico dei datori, dell’indennità di disoccupazione ordinaria (Naspi): un finanziamento che, prima dell’introduzione della Naspi, era interamente coperto dal contributo dell’1,61% sulla retribuzione base.
La novità della 92/2012, insomma, sta nell’aver introdotto un sistema di co-finanziamento per coprire i casi di licenziamento, il che rappresenta, secondo gli specialisti, la forma ottimale perché in assenza di ticket, secondo gli esperti, si verrebbe a creare un implicito “incentivo al licenziamento”. La stessa legge Fornero, tuttavia, prevedeva una deroga, limitata al periodo 2013-2015, per i casi di “cambio d’appalto” normati da specifiche clausole sociali previste dalla contrattazione collettiva, come nel caso del Ccnl “Multiservizi” del nostro comparto. Tale deroga è poi stata prorogata in extremis a tutto il 2016, ma con la fine di quest’anno si ripresenterà, per le imprese, il problema (e il rischio) di una tassa percepita come iniqua, in quanto nei casi di cambio d’appalto non si verifica reale perdita di occupazione.

Il punto su cui convergono sia parti datoriali sia organizzazioni sindacali del nostro comparto, infatti, è che nel caso dei cambi d’appalto del nostro settore il “ticket” rappresenti una tassa iniqua e poco ragionevole, dato che viene meno il principio della “condizionalità”. In altre parole, non si genera reale disoccupazione, in ragione della contestuale riassunzione del personale da parte dell’impresa subentrante, e ciò “disinnesca” il principio secondo cui il “ticket” è stato introdotto. Il principio, d’altra parte, è stato ribadito dal Ministero del Lavoro con l’Interpello n. 12/2015 – dove si rileva che il principio della esenzione dal ticket “vale ad esonerare i datori di lavoro dal pagamento del contributo addizionale […] per l’estinzione dei rapporti di lavoro cui non consegue uno stato di disoccupazione in ragione della contestuale riassunzione del personale da parte dell’impresa subentrante”. Oltretutto così come è concepito il “ticket” rischierebbe di costituire un incentivo all’assunzione a tempo indeterminato finalizzata proprio ad aggirare l’applicazione del ticket stesso.

D’altra parte non si parla di pochi spiccioli: per l’anno in corso si parla di 489,95 euro per ogni anno lavorato, fino ad un massimo di 3 anni (1469,85 euro). Il che, se consideriamo un cambio d’appalto che coinvolge 100 lavoratori, significherebbe qualcosa come 150mila euro o giù di lì. Ma anche se i lavoratori fossero “solo” una decina, ci sarebbero comunque da pagare 15mila euro, che per un’impresa di piccole o medie dimensioni sono comunque una bella cifra. Ecco perché il “ticket” rappresenta davvero un incubo per un settore “labour intensive” come il nostro. Ed ecco perché, il 26 settembre, in occasione della “ripartenza” delle trattative per il rinnovo del CCNL “Multiservizi”, le associazioni datoriali Anip Confindustria, Agci Servizi, Legacoop Servizi, Federlavoro e Servizi Confcooperative, Unionservizi Confapi e le OOSS Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti Uil hanno redatto un documento congiunto in cui chiedono al governo l’esonero definitivo, cioè la parola fine su un problema iniquo. Dell’argomento, fra l’altro, si era parlato a Roma il 20 settembre, in un interessante evento a invito dal titolo “Per una riforma del ticket di licenziamento”, organizzato da Anip-Confindustria in collaborazione con la Fondazione Eyu, nata nel 2014 per sostenere iniziative e attività di ricerca e formazione interdisciplinare.  Durante l’evento sono stati presentati in anteprima i risultati dello studio “Per una riforma del ticket sul licenziamento”, realizzato dal prof. Roberto Leombruni dell’Università di Torino, dipartimento di Economia Statistica.

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