Un tema da seguire con attenzione
Dipendenti scorretti? Addetti che non fanno il proprio lavoro? Uso improprio del pc o del tablet aziendale? Chiamate private con il telefono dell’impresa? Quante volte capita che un dipendente esageri, facendo un uso improprio degli strumenti in dotazione? E quante volte accade, specie in un’impresa di pulizie con tanti addetti e diversi cantieri anche molto distanti fra loro, che qualche addetto “sfugga ai radar”, assentandosi ingiustificatamente dal luogo di lavoro o dedicandosi ad attività che esulano dalle sue mansioni? Tutti casi in cui non è semplice intervenire, perché come si sa il controllo a distanza è un tabù e può essere svolto solo in caso di gravi e giustificati motivi, e con tutte le limitazioni e autorizzazioni previste dallo Statuto dei lavoratori e dal Garante della privacy. La legislazione sulla privacy, infatti, è a questo proposito piuttosto chiara (ne abbiamo appena parlato proprio su questa newsletter), e l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, che data, ricordiamolo, 1970, limita moltissimo l’uso di impianti audiovisivi o altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori (possono essere installati solo per ragioni di sicurezza o in rare altre eccezioni, sempre comunque previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali o, in assenza, con l’ok dell’ispettorato del lavoro). Si tratta, tuttavia, di norme che, per quanto si fondino su principi giusti e condivisibili, a volte rendono difficile l’organizzazione del lavoro, e quasi impossibile verificare e mettere nero su bianco inadempimenti e scorrettezze sul lavoro anche palesi.
La legislazione sta per cambiare
È insomma necessario, a questo proposito, un cambio di passo, e proprio su questo interverrà l’attuativo dei primi di giugno, che fa parte di un pacchetto di decreti sul Jobs act che si aggiungerà ai quattro già usciti in marzo. Il decreto, recante semplificazioni sugli adempimenti in materia di lavoro, renderà più facile effettuare controlli sugli strumenti di lavoro. Finalmente, verrebbe da dire: anche perché lo scenario tecnologico del 1970, quando controllare significava installare impianti ad hoc con tanto di videocamere e sistemi di registrazione, è completamente mutato. Oggi basta una connessione e puoi avere, in tempo reale, la posizione di migliaia di dispositivi mobili, oltre che un registro del loro utilizzo, una sorta di “scatola nera” sempre in funzione. Ma attenzione, come già detto, l’azienda dovrà consegnare ai dipendenti un documento di policy.
Si distingue fra impianti e apparecchi
La semplificazione, in questo senso, sembra insomma questione di giorni. Meno semplice capire come si concretizzerà, ma anche qui ogni probabilità il Ministero ha le idee chiare: si lavora per distinguere gli impianti direttamente finalizzati alla vigilanza e al controllo, che resterebbero soggetti alla legislazione vigente (quindi soggetti ad autorizzazione sindacale e amministrativa e comunque legati ad esigenze di sicurezza e prevenzione), e gli apparecchi e strumenti di lavoro: su questi sarà più semplice il controllo, nel senso che non saranno più necessarie autorizzazioni sindacali o dell’ispettorato del lavoro anche se, comunque, restano da rispettare i vincoli della privacy.