La piattaforma comune delle imprese
Mentre è ormai avviato in Parlamento il processo di recepimento delle nuove Direttive europee sugli appalti pubblici (DDL S/1678 delega recepimento direttive appalti e concessioni), che cambierà non poco le dinamiche del settore, le Associazioni di rappresentanza delle imprese che operano nei servizi alle Pubbliche Amministrazioni propongono una piattaforma comune di richieste al Governo. Si tratta del “Manifesto del mercato dei servizi per i patrimoni immobiliari urbani e pubblici” promosso dalle principali Associazioni del settore dei servizi di Facility Management – Afidamp, Assistal, Confcooperative, Fise Anip, Fnip, Legacoop Servizi – con il supporto scientifico di Patrimoni PA net e Terotec. Proprio Forum PA ha organizzato una sorta di “roadmap” fatta di importanti incontri di presentazione dell’iniziativa. Al Manifesto le Associazioni fanno seguire alcune proposte di emendamento al DDL di recepimento delle Direttive, che linkiamo in fondo.
Ripresa, risparmio, occupazione
Ecco i “save the date”: dopo l’incontro “a porte chiuse” dei presidenti delle Associazioni il 30 marzo, alle ore 11, presso Forum PA, il giorno 8 aprile, alle 10, presso la sala Nassiryia al Senato , i presidenti terranno una Conferenza stampa. Ma l’appuntamento più atteso è per il 17 aprile, presso la sala Zuccari del Senato (palazzo Giustiniani), per una conferenza politica (dalle 9.30-13.00) con i rappresentanti delle associazioni e del mondo politico: sono attesi, fra gli altri, il Viceministro alle Infrastrutture e trasporti Roberto Nencini, il presidente e il vicepresidente dell’8va Commissione del Senato Altero Matteoli e Stefano Esposito, il presidente Anac Raffaele Cantone, l’AD Consip Domenico Casalino, il direttore dell’Agenzia del Demanio Roberto Reggi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli affarie europei Sandro Gozi. A fare da portavoce delle Associazioni aderenti al Manifesto del Mercato del mercato dei servizi sarà il presidente Anip Fise Lorenzo Mattioli che ha detto: “Il nuovo Codice degli appalti, insomma, dovrà riconoscere pari dignità al settore dei servizi e a quello dei lavori pubblici, entrambi essenziali per la ripresa del Paese. Al Governo chiediamo di rispondere ad esigenze trasversali e comuni: la semplificazione delle norme, la riduzione dei costi per le imprese nelle procedure di gara e un maggior riconoscimento della qualità rispetto al prezzo da parte delle stazioni appaltanti”. In questo quadro, le associazioni si propongono di sostenere l’economia del paese, ridurre la spesa pubblica, difendere l’occupazione. L’auspicio che sta alla base dell’iniziativa è quello di non lasciarsi sfuggire l’occasione per un miglioramento del mercato in direzione della trasparenza, dell’efficienza e anche, cosa che non guasta visti i tempi non facili, del risparmio.
Un mercato sempre più importante
L’importanza del mercato del facility management, in Italia, sta crescendo sempre più ed è comprensibile che questo settore inizi a far sentire la propria voce. Il fenomeno ha una portata europea, ma in Italia va ancora più veloce che altrove. Il comparto dei servizi di facility management per la gestione e la valorizzazione dei patrimoni immobiliari e urbani delle PA (manutenzione, pulizia, igiene ambientale, energia, security, logistica, ecc.), cui appartengono migliaia di PMI e diversi grandi operatori, rappresenta un settore economico in continua e costante crescita (+ 10,4% nel solo 2012 – Dati ANAC, già AVCP), nonostante la crisi che ha condotto alla contrazione di altri settori, con un impatto enorme in termini occupazionali (2,5 milioni di occupati potenziali del comparto, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale per il Facility Management di Cresme Europa).
Rivedere il codice degli Appalti
Ed è proprio in relazione a questa sempre più importante filiera di mercato che è nato il Manifesto del mercato dei servizi per i patrimoni immobiliari e urbani pubblici. Attraverso questo documento le Associazioni chiedono al Governo ed al Parlamento che il nuovo Codice degli Appalti, che scaturirà dal Disegno di Legge per il recepimento delle Direttive Europee sugli Appalti attualmente in discussione alla VIII Commissione del Senato, sia davvero lo strumento che sblocchi la situazione attuale, permettendo alle PA di manutenere, mettere in sicurezza e rendere efficiente il patrimonio immobiliare e urbano pubblico del nostro Paese. Infatti, a fronte dei dati sopra esposti, nel nostro paese manca una disciplina che tenga conto delle specificità di settore e degli aspetti peculiari del comparto dei servizi che continua ad essere considerato meno strategico e meno rilevante del comparto manifatturiero e di quello delle costruzioni; su tale ultimo comparto, peraltro, è stata di fatto sostanzialmente modellata fino ad oggi tutta la regolamentazione in materia di appalti pubblici. Va ricordato infatti che, a tutt’oggi, il testo base che disciplina gli appalti pubblici è il decreto legislativo 163/2006 (con successive modifiche), che in molte parti avrebbe bisogno di un’opera di “svecchiamento” e razionalizzazione soprattutto per ciò che riguarda il settore dei servizi. Il “vecchio” documento, infatti, appare per molti aspetti più calibrato per lavori e forniture, e non sempre idoneo a gestire le specificità del comparto dei servizi.
I punti chiave del Manifesto
Ecco i punti-cardine: la semplificazione delle norme e delle procedure; la dematerializzazione dei processi di affidamento dei contratti pubblici; l’omogeneizzazione dei comportamenti delle stazioni appaltanti e la loro qualificazione; la massima apertura del mercato alle PMI come previsto dallo “Small Business Act”. Ma deve altresì rispondere a peculiari esigenze del comparto dei servizi pubblici, quali: la regolamentazione specifica della programmazione e della progettazione; la corretta qualificazione degli appalti, con particolare riguardo ai contratti misti e alla linea di demarcazione delle prestazioni costituenti “servizio” rispetto a quelle appartenenti ad altri comparti; l’efficace classificazione dei servizi; il criterio di aggiudicazione più confacente alle caratteristiche proprie delle attività oggetto di affidamento (offerta economicamente più vantaggiosa); la valorizzazione degli aspetti reputazionali e di esperienza delle imprese; la più corretta tutela del lavoro (connessione dell’affidamento al pertinente CCNL), dell’occupazione e della sicurezza sui luoghi di lavoro, nonché dell’ambiente e del territorio; l’efficace ed attendibile verifica dell’anomalia delle offerte, da svolgere sulla base di elementi di costo oggettivi e verificando l’effettiva compatibilità tra componente qualitativa (offerta tecnica) e componente quantitativa (offerta economica) delle offerte; l’incentivazione del pagamento diretto delle imprese subappaltatrici; l’utilizzo degli strumenti di flessibilità messi a disposizione dalle Direttive Europee nella fase di gestione dei contratti di appalto nel rispetto della certezza dell’oggetto degli stessi e della parità di trattamento degli operatori economici. DDL S/1678