Mentre scrivo questo breve articolo (21 luglio) non è stato ancora firmato quello che i sindacati dei lavoratori chiamano il “nuovo” contratto di lavoro per le imprese artigiane dei servizi di pulizie, mentre noi Associazioni di categoria lo interpretiamo come il “rinnovo” di quello precedente.
E già questo la dice lunga sulle difficoltà che hanno fin dall’inizio contraddistinto questa trattativa. Tuttavia non vorrei essere smentito clamorosamente dai fatti se dico che siamo veramente e concretamente vicini alla mèta. Il prossimo 29 luglio ci rivedremo, e noi della CNA (ma anche i nostri colleghi delle altre Associazioni di
categoria ) andiamo all’appuntamento con la penna in mano, disponibili a firmare quello che ci sembra a tutti gli effetti un buon punto d’arrivo di una storia lunga e complicata che, quando è cominciata molti anni fa ( circa 8 anni ) presentava un solco tra le rispettive posizioni che all’epoca appariva quasi incolmabile. Eppure, ripeto, ci siamo quasi. E questo stato di cose è frutto della volontà di entrambe le parti che non potevano e non volevano lasciare senza un contratto nazionale un settore così importante, numeroso e significativo per la sua dimensione economico/produttiva quale quello delle imprese artigiane dei servizi di pulizie e dei suoi dipendenti.
Perché proprio questo è – a nostro avviso – il più importante dei risultati: riconfermare l’autonomia contrattuale e la soggettività politica delle imprese artigiane dei servizi di pulizie (servizi intesi in senso più largo rispetto al passato, tant’è che è stato rivisto – ampliandolo – anche il campo di applicazione ). Questo risultato non era affatto un dato scontato, tant’è che i sindacati dei lavoratori qualche anno fa, con una iniziativa unilaterale da noi mai condivisa e riconosciuta, avevano disdettato il CCNL.
Eppure il CCNL, come sanno bene le imprese, è un dato irrinunciabile per vivere appieno la loro vita imprenditoriale e dunque presentarsi alle gare di appalto, avere tabelle ministeriali inerenti il costo medio orario di lavoro su cui costruire le offerte, avere un quadro chiaro delle regole che governano le relazioni sindacali con i propri dipendenti.
Ovviamente la considerazione di cui sopra non significa che i contenuti dell’eventuale accordo sarebbero passati in secondo piano. Così non era e così non è stato. Prossimamente, a contratto firmato, faremo anche una disamina dei punti principali e qualificanti del nostro contratto, e li descriveremo con dovizia di particolari alle nostre imprese. Ad oggi possiamo dire con cognizione di causa che è stato fatto il massimo per fare incontrare gli interessi e le necessità delle imprese artigiane dei servizi di pulizie, con quelli dei loro dipendenti; il tutto in direzione non solo della crescita e della qualificazione del settore, ma anche e soprattutto in direzione del consolidamento e dell’allargamento degli spazi di mercato di queste imprese.
Certamente quest’ultimo obiettivo non dipende solo ed esclusivamente dal CCNL: siamo ben consci che si tratta di fare i conti nel nostro Paese con i livelli di accessibilità dell’artigianato e delle PMI al mercato degli appalti pubblici ( e qui confidiamo anche nella collaborazione del sindacato dei lavoratori, in sintonia con quanto discusso in sede di trattativa). Purtuttavia avere un CCNL per le imprese artigiane dei servizi di pulizie è una condizione necessaria, anche se non sufficiente. In questa direzione c’è ancora molta strada da fare, e la CNA è ben determinata e farà tutto ciò che si può e si deve fare affinché il mercato degli appalti pubblici nel nostro Paese non sia solo ed esclusivamente ad appannaggio dei “ grandi”.
CNA/IMPRESE SERVIZI DI PULIZIE
Mario Turco (Responsabile nazionale)