Introduzione
Come è noto, gli ambienti confinati vengono spesso colonizzati da artropodi, di cui alcuni trovano all’interno condizioni idonee per la riproduzione, mentre altri vi trovano soltanto un rifugio occasionale. Tra questi ultimi c’è Tydeus molestus, un acaro frequente nella vegetazione di molti centri urbani, correlato soprattutto a Pinaceae e Cupressaceae, in particolare a pini, abeti, cipressi ecc. In letteratura questo acaro è stato segnalato quale causa di prurito e dermatite e deve il suo nome “molestus” proprio alla capacità di molestare l’uomo attaccandolo sia all’interno della propria abitazione, sia all’esterno durante le passeggiate all’aperto.
Thor (1933) (1) nel suo lavoro sugli acari Tydeidae ed Ereynetidae riporta alcuni episodi di puntura dell’uomo e degli animali domestici da parte di T. molestus e, più tardi, il grande acarologo Krantz (1978) (2)sottolinea l’azione vulnerante di questo acaro quale causa di irritazione cutanea.
Successivamente Principato et al. (2000)(3) segnalano in Umbria alcuni episodi di dermatite strofuloide professionale da Pronematus davisi Baker, un acaro Tydeidae mai rilevato prima in Italia. Ciò avviene con l’utilizzo di una tecnica di rilevamento delle tracce chiamata EDPA (Esame Diretto delle Polveri Ambientali)(4). Attraverso tale metodologia, applicata poi per la diagnosi ambientale di numerosi altri episodi di dermatite (in gran parte segnalati dalla Sezione di Dermatologia Clinica, allergologica e Venereologica dell’Università di Perugia), viene rilevata in Umbria la presenza ricorrente proprio di Tydeus molestus, sia all’interno delle abitazioni sia nel fogliame marcescente di parchi e giardini(5). In breve, attraverso l’EDPA, la dermopatia umana da T. molestus diviene, in Centro Italia, una patologia emergente, sempre più diffusa. Uno di tali episodi, di notevole interesse sanitario, che qui segnaliamo, è quello verificatosi in una scuola di Roma dove numerosi bambini ed alcuni adulti lamentavano l’insorgenza di una dermatite pruriginosa di incerta origine.
Anamnesi
In data 22 ottobre u.s. venivano segnalati 33 casi di irritazione cutanea con arrossamento e prurito, talvolta con problemi respiratori, in 22 bambini e 11 insegnanti di una scuola per l’infanzia di Roma.
I bambini, in particolare, lamentavano soprattutto bruciore agli occhi ed irritazione delle prime vie respiratorie. Allertati subito il 118 ed i Vigili del Fuoco i primi prestavano le prime cure ai più piccoli, mentre i secondi avviavano una indagine conoscitiva per cercare di risalire alle cause che avrebbero potuto essere all’origine della patologia segnalata. In un primo momento si è pensato ad una nube di gas irritante ma, successivamente, accertato che non era in atto alcuna fuga di gas, si è ritenuto che la causa del malore fosse attribuibile ad un errato, forse eccessivo, uso dei prodotti per le pulizie.
Indagine Ambientale
Sulla scorta di questi primi accertamenti è stato investito il Dipartimento di Prevenzione della ASL ROMA/B che ha allertato il Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP). Gli operatori di tale Servizio avviavano immediatamente una serie di controlli per accertare l’agente responsabile dell’episodio. Pian piano venivano meno tutte le ipotesi avanzate poiché non suffragate da alcuna evidenza scientifica (Prodotti per pulizie, Muffe, Vernici per la tinteggiatura delle pareti) e, pertanto, si è ritenuto di ricorrere ad un innovativo sistema di rilevamento ambientale che era stato presentato, proprio in quei giorni, in occasione del Convegno organizzato dalla ASL RM/B.
In quell’occasione il Prof. Principato, acarologo dell’Università di Perugia, aveva illustrato le potenzialità che tale esame aveva per la ricerca ambientale degli agenti causali di talune forme di dermatite indoor. Il Dr. Scriboni, titolare dell’indagine, ha quindi ritenuto utile procedere al campionamento della polvere ambientale sia nelle aule incriminate, sia nell’androne, ma anche in un’aula dove si era verificato solo un episodio analogo, ma in forma minore. I campioni raccolti sono stati inviati al Centro di Ricerca Urania di Perugia (in via Caduti del lavoro,50) dove è stato effettuato l’EDPA che, in 48 ore, ha messo in evidenza la presenza di acari predatori del gen. Tydeus, in particolare Tydeus molestus, unitamente ad un alto quantitativo di altri acari fitofagi, Thysanoptera, larve di Coleoptera Dermestidae, Psocoptera ed altri micro-artropodi provenienti dal manto vegetazionale limitrofo alla scuola. Due delle aule nelle quali si erano verificati gli episodi di irritazione cutanea e delle prime vie respiratorie, sono risultate infestate, mentre la terza aula nella quale era stato effettuato il campionamento, è risultata negativa, probabilmente perché era stata spazzata e lavata con molta più accuratezza nei giorni precedenti.
Risultati
Tydeus molestus (Acarina: Tydeidae) è stato rinvenuto sia in tracce sia allo stadio di adulto, non vitale, nei campioni di polvere esaminati. Ciò indica che questo acaro non si è riprodotto all’interno delle aule scolastiche, né si è adattato alle condizioni dell’ambiente confinato nel quale si trovava. La sua presenza si deve considerare del tutto occasionale, correlabile alla presenza di alberi, soprattutto pini, intorno all’edificio scolastico. Il suo ingresso all’interno delle aule si deve presumibilmente al forte vento riscontrato nei giorni precedenti ed alle finestre aperte. Testimonianze all’interno della scuola hanno infatti parlato di materiale resinoso nelle aule, nel corridoio e sulle scale della scuola, una sorta di “poltiglia appiccicosa”. La presenza di altri artropodi di minore interesse sanitario, isolati attraverso l’EDPA, quali psocotteri, tisanotteri, microlepidotteri, Anthrenus, cocciniglie ecc., tutti di origine esterna, conferma l’ingresso di artropodi provenienti dal manto vegetazionale limitrofo alla scuola. Alcuni di tali frammenti, quali le setole ramificate delle larve di Anthrenus o le numerose esuvie di acari fitofagi riscontrate, potrebbero essere implicati nello sviluppo di problemi irritativi a carico delle prime vie respiratorie.
Certamente la presenza di Tydeus molestus si deve necessariamente correlare agli episodi di dermatite in quanto, normalmente, quando questo acaro rimane imprigionato all’interno di una abitazione, punge frequentemente l’uomo con una intensità variabile in relazione al suo stato vitale.
Seppure l’EDPA non faccia altro che fotografare la situazione parassitologica di un ambiente confinato, le relazioni possibili con talune dermopatie sono d’obbligo, soprattutto in assenza di altri riscontri.