(tratto da “GSA” n.1, Gennaio 2010)
Il fenomeno del ritardo nei pagamenti vede totalmente allineati sindacati e parti datoriali in un convegno congiunto.
Si è svolto a Roma, il 5 novembre scorso, il Convegno “Appalti di servizi. Etica, concorrenza, regole, ritardi di pagamento. Le proposte del TAIIS e di CGIL, CISL e UIL per risolvere i problemi a tutela dei cittadini e degli utenti, delle imprese corrette e dei lavoratori” organizzato dal TAIIS – Tavolo Interassociativo Imprese dei Servizi, sodalizio che riunisce oltre 18.000 imprese, con 900.000 addetti per un valore della produzione pari a 50 miliardi di euro – congiuntamente alle Organizzazioni Sindacali di categoria.
Al Convegno, ha preso parte Liliana Brykman, della Direzione Generale Imprese e Industria dell’Unione Europea, che ha illustrato i termini della proposta di modifica della Direttiva 35/2000 sulla lotta contro i ritardati pagamenti. È stato questo, infatti, l’argomento al centro dei lavori: attorno a esso i partecipanti hanno concentrato le loro analisi e commenti.
Il coordinatore del TAIIS, Franco Tumino, che ha aperto i lavori, ha posto in rilievo quanto il Convegno rappresentasse l’avvio di un “confronto sulle questioni d’interesse comune di imprese e lavoratori”. Questioni che, ha spiegato, devono essere risolte anche con un cambio culturale, avviando meccanismi che attuino un’inversione di tendenza, evitando la “penalizzazione di imprese capaci, serie e corrette, e l’affermazione viceversa di quelle irregolari, con i conseguenti colpi alla tutela e alla valorizzazione del lavoro”. Meccanismi che Tumino non ha esitato a definire “prioritari per gli interessi del Paese”.
In occasione del Convegno sono state presentate le cifre elaborate dal TAIIS: numeri che delineano un quadro dalle tinte cupe. Basti pensare al monte crediti delle imprese, che oscilla tra 60.000 e 70.000 milioni di euro, di cui circa il 46% generato da enti del SSN. I giorni medi del ritardo – dopo i termini previsti dal contratto tra le parti o, in assenza di esso, dalla Direttiva 35/2000 – sono ormai oltre 100. Un dato che vola verso l’alto se si prendono in considerazione i tempi di pagamento alle aziende fornitrici del SSN: 247 giorni, in media. Infatti, le elaborazioni del TAIIS presentano un peggioramento complessivo, con la sanità a guidare la tendenza negativa mentre la scuola e il sociale rimangono stabili.
Per quanto attiene la Sanità pubblica, su cui il TAIIS ha compiuto un approfondimento, nel biennio 2008/2009, si va dai più bassi tempi di ritardo, appannaggio di tre Regioni a statuto speciale (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta con rispettivamente 90, 106 e 132 giorni) ai picchi negativi di Campania (618), Calabria (652) e Molise (676). Pesante la situazione pure nel Lazio, con 484 giorni medi di ritardo, e in Puglia con 422.
Agli interventi d’apertura è seguita una tavola rotonda, moderata da Francesca Todini, giornalista della redazione economica del TG La7.
Ad aprire il dibattito, Maurizio Genesini, presidente ASSOSISTEMA Confindustria e rappresentante politico FISE in ambito TAIIS. Nelle sue parole, un’accurata analisi dello scenario i cui contorni, ha spiegato, sono ben lungi dall’essere certi a causa di quello che ha definito il “problema delle regole”: in un Paese in cui lo Stato è il primo a non rispettare le regole – con la dilatazione sine die dei tempi di pagamento – ha posto in rilievo, è evidente che “non possono prevalere le imprese serie che si distinguono proprio per il rispetto delle norme”.
A fargli eco, Ilario Perotto, presidente di ANGEM, Associazione Nazionale Aziende di Ristorazione Collettiva, che siede anch’essa nel TAIIS, che ha illustrato alla platea un caso esemplare quanto preoccupante: la sentenza TAR del Lazio che, accogliendo un ricorso presentato proprio da ANGEM, ha dichiarato la nullità di alcune clausole contenute in un bando di gara per i servizi di ristorazione della Polizia Penitenziaria che prevedeva un pagamento a sei mesi e interessi per ritardato pagamento all’1% anziché all’8%.
Anche Perotto, come Genesini, ha posto in evidenza quanto il ritardo dei pagamenti da parte della PA costringa le imprese a ricorrere all’aiuto delle banche o a intaccare i propri capitali.
Un’osservazione condivisa da Paolo Carcassi, della Segreteria Confederale UIL, che ha parlato, senza mezzi termini, di “imprese private che stanno finanziando lo Stato”. Ciò – ha rimarcato con convinzione – penalizza le imprese sane poiché, tradizionalmente, il loro capitale ne rappresentava una garanzia di serietà e, per questo, era pure una forma naturale di selezione delle imprese. Nella sua relazione, il sindacalista ha denunciato la visione tutta italiana dell’appalto di servizi, ridotto, a suo avviso, a un mero strumento per risparmiare.
Del medesimo tenore il punto di vista di Anna Maria Furlan, della Segreteria Confederale CISL, che ha lamentato l’arretratezza di un modello culturale che non riconosce la qualità come elemento centrale dei servizi. Peraltro, la Furlan ha suggerito una visione alternativa riguardo alla solidità del sistema bancario italiano, rispetto a quanto accaduto in altre nazioni: essa, ha detto, potrebbe derivare dalla “tradizionale avarizia delle nostre banche”. A suo avviso, la sostanziale tenuta degli istituti di credito nazionali, più che a strutture organizzative forti e gestioni inattaccabili dalla crisi, si deve molto alla prudenza e alla scarsa inclinazione delle banche a concedere fidi ed erogare prestiti alle imprese.
Anche Fabrizio Solari, della Segreteria Confederale CGIL, ha compiuto un’analisi sull’attuale modello culturale di valutazione delle imprese dei servizi e del loro lavoro, arrivando addirittura a parlare di peccato originale poiché in Italia “dall’inizio, si è sempre immaginato che l’appalto di servizi servisse soltanto per risparmiare”.
A conferma delle analisi svolte, Antonio Misiani, deputato del PD intervenuto al Convegno, ha messo in luce il rilievo del settore dei servizi nell’economia nazionale. Un valore non riconosciuto nella stesura della Legge Finanziaria che, di lì a pochi giorni, è stata approvata senza recepire in alcun modo il problema dei ritardati pagamenti e, anzi – in particolare per il settore della Sanità – contenendo norme penalizzanti e restrittive per le imprese creditrici.
Sul sistema bancario nazionale, Genesini ha ripreso la parola per esprimere il proprio punto di vista. In accordo con gli altri oratori, ha manifestato forti dubbi sulla politica attuata finora, che poco o nulla favorisce le imprese, e ha concluso come l’unico sistema che guadagni in Italia sia appunto quello bancario. Da Genesini, due parole di commento sul Convegno che ha definito iniziativa dal contenuto alto, non di pura rivendicazione, sebbene ve ne fossero le motivazioni. L’obiettivo – ha specificato Genesini – è “ripensare culturalmente i servizi, senza tagli delle tariffe per risparmiare ma aprendo un confronto di civiltà sui problemi veri”.
Nelle conclusioni della giornata, affidate ad Andrea Gioeni, vicepresidente di Federlavoro e Servizi Confcooperative, il punto sull’iniziativa di cui è stato posto in rilievo il significato derivante dall’unione di TAIIS e Sindacati: una scelta precisa per dare un segnale forte.
di Emanuele Mùrino (*)
(*) Responsabile Relazioni Esterne ASSOSISTEMA