Il decreto legge Balduzzi dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.263 del 10 novembre 2012 è ora legge. Lo schema di regolamento che fissa i nuovi “Standard qualitativi,strutturali,tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera” prevede all’articolo 1 punto 2 che ”le Regioni provvedono, entro il 31 dicembre 2012, ad adottare i provvedimenti di riduzione della dotazione dei posti letto ospedalieri accreditati ed effettivamente a carico del Servizio sanitario regionale, ad un livello non superiore a 3,7 posti letto per mille abitanti comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post acuzie…”
Ma il Ministero della Salute interviene anche sulle strutture private accreditate nell’allegato 1 comma 2.5: “Le strutture ospedaliere private sono accreditate,in base alla programmazione regionale, come presidio ospedaliero di base ovvero di 1 livello ovvero di 2 livello, ovvero quali presidi ospedalieri con compiti complementari e di integrazione all’interno della rete ospedaliera, prevedendo per questi ultimi una soglia, per l’accreditamento e la sottoscrivibilità degli accordi contrattuali annuali, non inferiore a 80 posti letto per acuti”.
“È evidente – dichiara il presidente Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata) Gabriele Pelissero – che un provvedimento che incide sulla riorganizzazione ospedaliera per il privato accreditato e che si limita a tagliare sulle basi di una soglia limite è fortemente sbagliato”.
“Non è attraverso un tetto – specifica il presidente dell’Aiop – che si può stabilire se una struttura è utile, di qualità o superflua. Occorre fare delle differenziazioni. Per esempio le strutture monospecialistiche hanno soglie diverse rispetto a strutture polispecialistiche”.
“Per queste ragioni – continua – crediamo che il provvedimento debba essere profondamente rivisto. Più che di soglie si dovrebbe parlare di standard qualità e di sostenibilità. Inoltre, bisogna evidenziare come vi siano delle differenze elevate tra le strutture pubbliche e quelle private. Le prime sono pagate per costo mentre quelle private sono pagate a prestazione ed è del tutto evidente che un criterio dimensionale non ha una logica”.
“In ogni caso – conclude Pelissero – siamo fiduciosi che un esame più attento del Ministero e della Conferenza Stato-Regioni possa portare ad una revisione del provvedimento, anche perché pensare di chiudere un numero così elevato di strutture sarebbe certamente rovinoso per la sanità italiana”.