Anip ha da tempo acceso un faro sul problema della sottoscrizione sempre più frequente di contratti collettivi “pirata”, ovvero regolamentazioni collettive “al ribasso” sottoscritte da soggetti sindacali e/o imprenditoriali privi di reale rappresentatività che determinano danni ai lavoratori e al mercato nei confronti delle imprese regolari che applicano invece i CCNL stipulati da soggetti comparativamente più rappresentativi.
Il fenomeno assume una particolare gravità nel settore pulizie/multiservizi, dove la concorrenza è esasperata e il costo della manodopera particolarmente incisivo; le importanti dimensioni (oltre mezzo milione di addetti e migliaia di imprese) e le funzioni sociali, determinate dall’occupare per circa il 70% manodopera femminile oltre che un crescente numero di lavoratori extra-comunitari, meritano una particolare attenzione da parte degli organi competenti.
In questo comparto, infatti, oltre ad un contratto collettivo nazionale sottoscritto dalle organizzazioni sindacali di categoria e da ben cinque associazioni imprenditoriali, risultano applicati da aziende diversi altri contratti collettivi stipulati al ribasso: si va dal contratto dell’UNCI, firmato da questa associazione di cooperative e dalla sola Cisal sul versante sindacale, anche se illegittimo in virtù di specifica disposizione legislativa, ad altri contratti quale quello firmato dalla AISS con la sola UGL-Terziario, al contratto collettivo della Federpol con la sola Fesica-Confsal per i servizi delle agenzie di sicurezza sussidiaria, che si sovrappongono in parte alla sfera di applicazione del CCNL multiservizi determinando un effetto dumping che in alcuni territori si è rivelato di notevole importanza con effetti significativi sulla quantità e qualità dell’occupazione.
Alcune soluzioni relativamente semplici potrebbero essere adottate; ad esempio l’emanazione da parte del Ministero del Lavoro di indirizzi, al fine di attenuare la gravità del problema, anche di natura amministrativa, quali ad esempio la tassativa indicazione per le Pubbliche Amministrazioni dell’obbligo di applicazione del CCNL stipulati dalle associazioni imprenditoriali e sindacali comparativamente più rappresentative nei capitolati di appalto, anche alla luce delle già oggi vigenti disposizioni legislative.