(Tratto da “GSA Igiene Urbana” n.3, Luglio-Settembre 2008)
È necessario avere grandi dimensioni o possedere grandi capitali per fare qualcosa di bello e di buono per l’ambiente in cui viviamo? L’articolo ci illustra il lavoro di una piccola realtà, con una grande passione per l’ecologia, tradotta concretamente in fatti e non solo in belle parole vuote di contenuto.
Oggi parliamo di una piccola, forse piccolissima realtà: mentre Iride, Enìa, Hera, A2A eccetera continuano la loro marcia verso dimensioni macro, alla ricerca di economie di scala, di forza contrattuale, di presenza dominante sui rispettivi mercati, di vantaggi competitivi, in altre situazioni il percorso è meno aggressivo, l’obiettivo più “modesto” è quello di una gestione più efficiente rispetto al frazionamento di tante micro-imprese operanti a livello dei piccoli comuni di cui il nostro Paese è ricco.
Questo è l’obiettivo di SAVNO, Servizi Ambientali Veneto Nord Orientale, una società consortile costituita nel 2001 proprio per superare le criticità gestionali di alcuni piccoli comuni del Trevigiano.
Oggi SAVNO è integralmente controllata da 35 comuni, per complessivi 272.000 abitanti, ovvero con una dimensione media di poco meno di ottomila abitanti.
I 35 comuni che detengono il 100% della società rappresentano un bacino d’utenza piccolo, evidentemente, ma relativamente complesso dal punto di vista gestionale, poiché il territorio sul quale insistono è morfologicamente molto diversificato (dalla montagna alle colline alla bassa pianura), così come molto diversificato è sotto l’aspetto socio-economico, comprendendo aree a forte vocazione agricola e zone ad elevata industrializzazione, aree scarsamente abitate e altre intensamente popolate.
La struttura dell’azienda è caratterizzata da notevole snellezza, con soli 30 dipendenti ed un fatturato pro capite di circa 900.000 euro; il rapporto dipendenti-utenze lascia intendere un livello di efficienza davvero notevole: poiché le utenze sono circa 125.000, detto rapporto è pari ad 1/ 4.500, niente male davvero!
Ma l’efficienza occorre dimostrarla con i numeri, e non con le parole.
Ecco allora che SAVNO può mettere sul tavolo i risultati ottenuti con l’attivazione della raccolta differenziata porta a porta: questo modello, oramai largamente adottato in gran parte del Paese e senza alcun dubbio il più efficace ed efficiente tra quelli in uso, ha consentito, grazie anche all’introduzione della tariffa e alla comunicazione ambientale di supporto, di realizzare una performance eccezionale, riuscendo ad intercettare ben il 72,3% dei rifiuti urbani. E scusate se è poco!
Tuttavia, naturalmente, ciò non è sufficiente, o quanto meno è indispensabile non sedersi sugli allori e analizzare in profondità se vi siano ulteriori spazi di miglioramento, non tanto sul piano quantitativo quanto su quello qualitativo. I temi su cui SAVNO si concentra oggi sono i seguenti:
- la qualità della raccolta differenziata, mediamente buona, presenta dei problemi relativamente ai contenitori della cosiddetta “multimateriale leggera”, ovvero la raccolta combinata di plastica e lattine: qui infatti si sono riscontrate quantità di materiali di scarto davvero eccessive, dell’ordine del 43%; preso atto di ciò, l’azienda ha da una parte attivato controlli e sanzioni mediante l’istituzione del vigile ecologico, da un’altra ha intensificato i programmi di educazione ambientale, anche con programmi mirati per le scuole
- il rifiuto secco indifferenziato, che peraltro si è ridotto sensibilmente passando dai 144 chilogrammi del 2002 agli 86 dello scorso anno, tuttavia contiene ancora quote significative di rifiuto recuperabile, e dunque si sta attrezzando per effettuare una accurata selezione del rifiuto secco, ricorrendo alle migliori tecnologie impiantistiche disponibili e quindi intercettando materiali che, se non possono entrare nel circuito CONAI, possono però essere utilmente avviati al mercato dei recuperi.
Oltre che operare direttamente sui temi sopra esposti, l’azienda si caratterizza per una serie di iniziative, che hanno lo scopo di accrescere la cultura ambientale, la sensibilità, l’attenzione ai principi dello sviluppo sostenibile.
È dunque molto intensa l’attività di educazione ambientale nelle scuole (lezioni teoriche, laboratori, visite agli impianti, attività ludiche…), di informazione della cittadinanza (serate informative, eventi, gazebo itineranti…), di formazione degli addetti ai lavori (personale di sorveglianza degli ecocentri), di coinvolgimento degli stakeholders e degli altri operatori (organizzazione di convegni, servizio rifiuti speciali assimilati agli urbani…).
(inserire qui foto “interno ecosportello”)
Una azienda estremamente “viva”, la SAVNO, una realtà alla quale molte aziende anche di dimensioni ben maggiori dovrebbero guardare e trarne spunti di riflessione e perché no insegnamenti.
Ma tra le molteplici iniziative dell’azienda trevigiana mi piace qui segnalarne una assolutamente originale e innovativa: la SAVNO si è costruita, prima in assoluto, una sede all’insegna dell’ecologia, utilizzando cioè materiali provenienti dalla raccolta differenziata e altre tecnologie rispettose dell’ambiente!
La nuova sede SAVNO infatti impiega:
- pannelli isolanti in poliestere riciclato da recupero di bottiglie (33 m3 di pannelli isolanti, pari a circa 33.000 bottiglie di plastica)
- infissi delle finestre in alluminio riciclato (e naturalmente riciclabile!)
- isolamento dei pavimenti in fibra di cellulosa da giornali e tappi di sughero riciclati (circa un milione di tappi)
- tamponamenti con pannelli di cemento-legno (53 m3), per lo più (44 m3) realizzati con scarti di segheria
- 16.000 kg di acciaio per la struttura interna delle pareti
- 130.000 kg di acciaio per le armature
- intonaci esterni in grado di purificare l’aria
- impiego del fotovoltaico e della climatizzazione geotermica per riscaldamento e raffrescamento dell’edificio (l’edificio ha un fabbisogno energetico pari a 6kw/m3, contro i 18 di un edificio “normale”, mentre la trasmittanza delle pareti, ovvero la dispersione di watt per metro quadrato, è pari a 0,16 w/m2/C°, contro un valore “normale” pari a 0,42)
- copertura del tetto con un giardino pensile utilizzando compost da raccolta differenziata
- raccolta dell’acqua piovana per alimentare le piante e i servizi igienici.
La SAVNO, lo scrivevo più sopra, è una piccola cosa, ma quanta sensibilità, quanta attenzione all’ambiente, quanto impegno riesce a dimostrare con questa iniziativa!
Mi viene fatto di pensare a qualcosa che scrivevo, lo scorso anno, su queste stesse pagine, quando cioè sottolineavo che, “…oggi vediamo, sia pure ancora troppo lentamente, emergere una nuova sensibilità da parte di amministratori pubblici nei confronti della qualità ambientale…”, e portavo ad esempi la progettazione di BedZed, Beddington Zero Energy Development, e la città svedese di Vaexjoe: la prima, un nuovo quartiere sorto in un’area dismessa a sud di Londra che privilegia il risparmio energetico, il consumo consapevole ed il ricorso a fonti rinnovabili, attraverso:
- installazione di microturbine posizionate sui tetti, per produrre elettricità sfruttando il vento
- installazione di pannelli fotovoltaici, che trasformano la luce solare in energia elettrica
- installazione di pannelli solari, che riscaldano l’acqua utilizzando i raggi solari
- cogenerazione di energia e calore da biocombustibili (verde urbano)
- posizionamento di contatori intelligenti, per sviluppare la “coscienza critica” dell’inquilino, segnalando in continuità ed esattamente la quantità di elettricità utilizzata e il relativo costo
- isolamento del tetto (con lana di roccia, fibra di vetro, polistirene: il polistirene estruso in lastre, in particolare, presenta una conduttività bassissima, perciò il suo uso come isolante è senz’altro da incoraggiare)
- isolamento dei muri
- installazione di infissi a tenuta
- utilizzo dei doppi vetri, che riducono la dispersione di calore
- utilizzo di materiali riciclati
- orientamento degli edifici a sud
- recupero delle acque piovane per uso sanitario e irrigazione
- riduttori di flusso sui rubinetti
- raccolta differenziata di carta, vetro, plastica e lattine, e compostaggio domestico
- impiego di veicoli elettrici
- utilizzo prevalente della bicicletta come mezzo di trasporto per piccoli spostamenti
- car sharing
la seconda, premiata dall’Unione Europea come la città più verde del vecchio continente, per quanto fatto a favore dello sviluppo sostenibile e soprattutto delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, con questa motivazione: ”Fossil Fuel Free è un programma generale che adotta un approccio integrato e di cooperazione per realizzare i propri obiettivi. Coinvolge una vasta gamma di attività volte a produrre quote crescenti di energia e calore da fonti rinnovabili e sviluppo tecnologico, migliorando l’efficienza energetica in ogni settore e realizzando modelli di mobilità sostenibili. Vaexjoe è un esempio da seguire. Con il suo impegno politico a lungo termine per rendere la comunità libera da combustibili fossili sta dimostrando a tutti noi che i suoi sforzi stanno pagando e che è già a metà del percorso fissato per realizzare i propri obiettivi”. Se il merito prevalente di questo riconoscimento è la centrale energetica alimentata a trucioli e scarti di segheria e di cartiera, anche le emissioni dovute al trasporto sono in via di riduzione, risultato questo della adozione di veicoli alimentati con biocombustibili, e inoltre sono elementi significativi del programma questi temi:
- recupero di efficienza nell’illuminazione stradale
- edilizia ad elevata efficienza energetica (vedi BedZed)
- sviluppo di un progetto per la sostituzione del cemento con legno, azzerando le emissioni e accrescendo l’integrazione nel paesaggio
- impiego di pannelli solari
- sviluppo delle piste ciclabili
- produzione di biogas.
Naturalmente non intendo qui proporre un improbabile confronto dell’edificio SAVNO con realtà dimensionalmente assai più rilevanti, ma semplicemente sottolineare come tutto sommato ci si muova in un contesto caratterizzato dallo stesso spasmodico interesse per la salvaguardia dell’ambiente, per lo sviluppo sostenibile, per il recupero di materia, per tutto quanto può certamente contribuire ad un futuro migliore per i nostri nipoti, dai quali, come ha detto qualcuno, abbiamo avuto in prestito questo pianeta.
Rosie O’Grady